Lettera: informazione giudiziaria e cultura del Giusto Processo

Modena, 13 aprile 2018

Egr. Sig.

Paolo Bonacini

Egregio Signor Paolo Bonacini,

Le trasmetto la locandina dell’evento formativo organizzato dall’Ordine dei Giornalisti e dalla Fondazione Giornalisti dell’Emilia Romagna in collaborazione con “Associazione Viceversa”, che si terrà il giorno 19 aprile prossimo, auspicando che possa e voglia partecipare.

La rassicuro: come potrà constatare non sono tra i relatori. Avevo dato la mia disponibilità ma ho ritenuto opportuno declinare l’invito, onde evitare imbarazzi agli organizzatori e spegnere le polemiche sorte all’interno delle associazioni e delle istituzioni dei giornalisti, dopo i Suoi articoli apparsi sul quotidiano on line “Il Fatto Quotidiano” il 30 gennaio e, con specifico riferimento alla mia partecipazione al convegno quale relatore, il 4 aprile.

Se parteciperà comprenderà le reali motivazioni dell’istituzione degli Osservatori sull’informazione giudiziaria da parte dell’Unione delle Camere Penali e di alcune Camere Penali, fra le quali quella modenese. Motivazioni ben diverse da quelle che Lei ed altri giornalisti aveTe fatto intendere ai Vostri lettori.

Nessuna intenzione di limitare il diritto di informazione che anzi noi avvocati delle Camere Penali abbiamo sempre difeso e continueremo a difendere.

Compito e finalità degli Osservatori sono lo studio, insieme con magistrati, giornalisti ed esperti, degli eventuali effetti distorsivi e dei condizionamenti che il processo penale può subire con l’anticipazione di atti d’indagine coperti dal segreto istruttorio e con la pubblicazione di articoli che quasi sempre enfatizzano le tesi accusatorie, ignorando la presunzione d’innocenza e trasformando l’informazione di garanzia in una anticipata condanna.

Non credo possa ignorare che Le distorsioni del cosiddetto “circo mediatico-giudiziario” sono da tempo oggetto di studi e di critiche anche da parte di illustri magistrati (penso al dottor Giovanni Canzio, già Presidente della Corte di Cassazione), da studiosi di altre discipline ed anche da Suoi colleghi.

Perché noi avvocati penalisti, che difendiamo quotidianamente i diritti degli imputati (aimè di tutti gli imputati anche quelli accusati per i più gravi reati), e per questo siamo testimoni dei danni che queste distorsioni provocano ai nostri assistiti ed al processo, non possiamo tentare di difendere la “cultura“ delle garanzie da coloro che violano le regole processuali e da chi preferisce celebrare i processi fuori dalle aule dei Tribunali ?

Veda, al Suo primo articolo ho ritenuto – forse a torto – di non replicare, per tentare di smorzare una polemica che ritenevo frutto di una consapevole manipolazione del contenuto di un comunicato con il quale ci si limitava a rendere noto la costituzione dell’Osservatorio. Il contenuto di quel comunicato non poteva lasciare dubbi sulle finalità dell’iniziativa e solo chi è prevenuto poteva interpretarlo così come lo ha interpretato Lei.

Ma leggendo il secondo articolo – quello del 4 aprile – mi è sorto il dubbio che Lei sia veramente convinto di ciò che scrive e cioè che il difensore debba essere identificato con l’imputato stesso, anche quando si toglie la toga, tanto da essere connotato come “il legale del boss”, così come mi ha etichettato un Suo collega.

E’ grave che un giornalista, che dovrebbe dare un’informazione corretta, libera ed indipendente, non condivida la cultura dei principi del “Giusto processo”, del diritto di difesa e della presunzione di innocenza.

Ritengo infatti che il Giornalista non solo debba fornire un’informazione corretta ma anche “fare cultura”.

Equiparare, come Lei ha fatto, la figura dell’imputato a quella dell’avvocato che lo assiste, incrementa un giustizialismo sempre più diffuso.

Identificare le funzioni dell’Osservatorio come un attacco alla libertà d’informazione, sottende una logica corporativa e lobbistica dove le parti sono necessariamente contrapposte.

Sarebbero piuttosto auspicabili come noi avvocati auspichiamo – un confronto ed una collaborazione che permettano ad entrambe le categorie professionali un arricchimento, in modo tale che la libertà d’informazione ed il diritto di difesa non siano minacciati ma anzi rafforzati.

E’ con questo spirito costruttivo che avevo accettato di partecipare al convegno. Io, così come i miei colleghi siamo sempre disponibili ad un confronto sui temi che stanno a cuore ad entrambe le nostre professioni

Tanto ritenevo di doverLe far presente .

Le porgo i miei saluti

Avv. Alessandro Sivelli

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