Dal 5 al 7 maggio gli avvocati penalisti si asterranno dalle udienze, su iniziativa dell’Unione delle Camere Penali Italiane a cui aderisce anche la Camera Penale di Modena.
L’astensione nasce dalla protesta contro l’abuso della decretazione d’urgenza in materia penale, spesso priva di reali motivazioni emergenziali, ma che esclude il dibattito parlamentare.
Si evidenzia una tendenza consolidata: introduzione di nuovi reati, inasprimento delle pene e rafforzamento delle misure coercitive, presentate come risposte immediate alle preoccupazioni sociali. Questo “panpenalismo” contraddice il principio dell’ extrema ratio, producendo effetti negativi sui diritti fondamentali senza reale efficacia. Particolarmente criticabile è l’abuso della decretazione d’urgenza in materia penale, che viola i requisiti costituzionali di necessità e urgenza. Nel testo del decreto-legge mancano situazioni concrete che giustifichino l’intervento immediato dell’Esecutivo, presentando motivazioni generiche e materie eterogenee. Questo approccio compromette la separazione dei poteri e le prerogative parlamentari, scaricando sul sistema penale e carcerario problemi che richiederebbero soluzioni più articolate.
Inoltre, si denuncia l’introduzione di norme che aggravano ancor più la crisi degli istituti penitenziari, aumentando gli ingressi in carcere anziché migliorare le condizioni di detenzione. Sul punto, con il d.l. 48/2025, a titolo di esempio, è stato introdotto il reato di rivolta all’interno di un istituto penitenziario, che prevede pene severe per ogni tipo di violenza, minaccia o resistenza, anche passiva, posta in essere da parte di almeno tre persone, con ciò reprimendo ogni tipo di manifestazione del dissenso, invece che agire sul disagio e sulle condizioni di detenzione che sono all’origine di tali atti di protesta. Proprio tale ultimo aspetto impone una riflessione collettiva sul senso della pena e sulla necessità di riscriverne i confini, per renderla davvero conforme ai principi costituzionali di rieducazione e reinserimento sociale e a cui mira questa ulteriore astensione.
Il testo del decreto sicurezza e questa iniziativa normativa, anche a parere della nostra camera penale, destano allarme, creando un pericoloso precedente che potrebbe favorire una prassi capace di svilire le prerogative del Parlamento.
Il Consiglio direttivo della Camera Penale di Modena Carl’Alberto Perroux