A seguito del deposito delle motivazioni di una sentenza della Corte d’Assise di Modena, con la quale l’imputato è stato condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio della moglie e della figliastra, abbiamo assistito ad un profluvio di commenti su un particolare passaggio della motivazione e su di un inciso con cui la Corte ha motivato in punto di equivalenza tra le circostanze aggravanti e quelle attenuanti.
L’informazione s’è concentrata esclusivamente su due parole, inserite nel contesto di una motivazione di ben 213 pagine e la politica, senza aver letto un rigo della sentenza, ci si è buttata a capofitto.
Alcune forze politiche hanno addirittura annunciato interrogazioni ed altre azioni parlamentari “per verificare che non vi siano state influenze di stereotipi culturali o di genere nel giudizio”, annunciando anche il proposito di chiedere un incontro con il Procuratore della Repubblica e con il Presidente del Tribunale.
La richiesta pare francamente fuori luogo, anche perché lesiva dell’indipendenza dei giudici, tanto più che il processo non è ancora definito e dovrà con tutta probabilità passare ad un successivo vaglio della Corte d’Appello.
La richiesta appare ancor più eccentrica provenendo da una parte politica che si straccia le vesti per il progetto di riforma sulla separazione delle carriere, gridando che con esso si vorrebbe annichilire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura…
Vien da chiedersi: vogliamo giudici autonomi ed indipendenti oppure asserviti agli umori popolari?
Non abbiamo letto una parola da parte della magistratura associata e riteniamo doveroso intervenire a difesa dei giudici e della loro indipendenza, posto che l’avvocatura da sempre è la prima ad ergersi a baluardo della libertà nell’esercizio della funzione giurisdizionale.
Una magistratura libera ed indipendente è il presupposto per un’avvocatura altrettanto libera, essendo consapevole che solamente sulla base di tali presupposti si può avere un processo giusto ed ispirato ai principi costituzionali sanciti dall’art. 111 della nostra Carta fondamentale.
Auspichiamo da un lato che l’informazione tratti le notizie di cronaca giudiziaria con maggior rigore e completezza e dall’altro che la politica si affranchi da certi riflessi pavloviani quando si toccano temi sensibili al loro statuto culturale.
(Il consiglio direttivo della Camera Penale di Modena Carl’Alberto Perroux)