Abbiamo letto, come tutti e con sgomento, la notizia della morte violenta di un’anziana donna avvenuta nei giorni scorsi nella nostra provincia.
Il tragico decesso sarebbe avvenuto in ambiente domestico per mano del figlio, la cui confessione è stata tristemente appresa in mondovisione ed in diretta, nel corso di una nota trasmissione televisiva della striscia pomeridiana, e ciò – a leggere le dichiarazioni della conduttrice apparse sul Corriere della Sera – previa autorizzazione della polizia giudiziaria.
Le indagini ed il processo saranno le uniche sedi nelle quali verificare l’attendibilità di quella confessione oltre che, ovviamente, ogni altro aspetto utile alla corretta ricostruzione dei fatti ed alla loro imputabilità all’attuale indagato.
Non siamo noi a dover ricordare ai media che il garantismo è una pietra angolare del sistema giuridico democratico, rappresentando il principio cardine secondo cui ad ogni individuo, anche in casi di crimini efferati, devono essere riconosciuti i diritti fondamentali.
Siamo consapevoli del dovere di informare il pubblico in modo obiettivo e trasparente in ogni caso in cui sussista un interesse collettivo, ma di fronte ad un indiziato di un reato che mostra, per di più, evidenti segni di disagio psicologico e stress emotivo, il giornalista – e con lui la redazione – si sono trovati, tuttavia, dinanzi a ben altri principi, interessi e diritti da bilanciare.
Tra questi, certamente, il principio di non colpevolezza e, più in generale, la tutela della dignità della persona.
Ci chiediamo dunque se non sarebbe stato più opportuno, pur a discapito degli indici di share, comunicare quanto appreso direttamente dall’indagato senza mostrarne le immagini: l’informazione sarebbe stata di certo completa ed esaustiva, ma altrettanto certamente meno sensazionalistica e pregiudizievole per tutte le persone coinvolte.
Il Consiglio direttivo della Camera Penale di Modena Carl’Alberto Perroux